LUNardei's cave

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25.2.05

Yellow_fev [Eon I-14 / II-132]

Tanto per ricominciare ripubblico questo. Finalmente in versione uncut, peraltro.

Yellow­_fev [Eon I-14 / II-132]

Eon è un esperimento sociologico camuffato da gioco di ruolo online. Eon non è un gioco, è una gabbia. I programmatori, finanziati da qualche università, crearono il gioco e sparirono. Nessuno li ha più potuti contattare.
Io mi registrai esattamente il giorno I-14 come Yellow-fev. Ricordo che scelsi con cura le texture del mio uomo qualunque, poi, posizionato dal gioco in un punto casuale di Aeter (la regione in cui si parla la mia lingua) iniziai a cercare deathRR, mio amico fraterno in altre precedenti avventure online.
Mi fece capire subito che in Eon non era come dalle altre parti. “Li vedi questi miei quattro poligoni? Non sono quelli di un eroe. Sono quelli di un coglione che se non fa tre volte al giorno il giro del bosco raccogliendo radici e tagliando legna muore di fame”. In Eon per vivere è necessario lavorare. Sembrava veramente incazzato per questo. Sembrava giocasse controvoglia. C’era il piccolo obbligo di giocare per almeno 10 ore settimanali, pena soppressione dell’account, ma non credo fosse questo il problema, deathRR giocava molto di più. Lavorava duro, ed appena aveva da parte qualche soldo si dedicava ai grandi piaceri che Eon sapeva offrire, come lo sport o l’altra sua grande passione, il gioco d’azzardo.
Quest’ultimo era permesso perché il re, tale Reb177, non l’aveva probabilmente ritenuto una così grave minaccia. Oppure non se ne era proprio interessato. Quest’ultima ipotesi era piuttosto diffusa nel villaggio in cui avevo la mia capanna. Infatti il re non era tale per chissà quali meriti o diritti: era stato scelto a caso dal gioco il primo giorno di Eon, il I-1. In Eon il re è l’unico che può pubblicare leggi e pretendere il loro rispetto, ma Reb177 non sembrava curarsi poi molto di questo aspetto della sua carica, forse preferiva godersi le sue ricchezze. Un tipo del villaggio mi raccontò che per i primi dieci giorni Eon rimase senza una legge ufficiale che impedisse l’omicidio. Era un bel problema, considerando che in Eon la morte è la morte. Non è possibile registrarsi due volte, il controllo è rigido.

Comunque non era solo il gioco d’azzardo a rimanere legale, c’erano ancora piccoli buchi legislativi che permettevano a qualcuno più scaltro di vivere decisamente meglio di me e deathRR, costretti gran parte del tempo al lavoro, uniti da un sodalizio relativamente fruttuoso per entrambi. Diventammo insieme commercianti, conosciuti e rispettati venditori di niente. Raccoglievamo cibo ed altre porcherie che si potevano trovare fuori dai villaggi e le rivendevamo, in sostanza, ai pigri fortunelli che quel maledetto giorno I-1 erano stati sorteggiati per i lavori meno faticosi e più redditizi. DeathRR e io invece eravamo nati nullatenenti, e passavamo le nostre ore su Eon a sfamare questi porci. Ma il problema più grande fu quando i già citati porci pensarono di unire due poteri fondamentali in Eon: il soldo e la spada.
Chi nasceva soldato, o lo diventava arruolandosi, poteva esercitarsi nell’uso delle armi, che comunque erano liberamente acquistabili. I soldati erano molto benvisti dalla popolazione perché i programmatori, prima di cadere nel silenzio, avevano parlato di una minaccia che sarebbe venuta a disturbare la pace del regno durante l’anno III di Eon. Tuttavia questi personaggi non erano ancora riuniti in un esercito regolare e regolato, e spesso viaggiavano liberi per i villaggi, vivendo principalmente di caccia ed ingiustizie.
Quando Mervid, ricco proprietario terriero e noto schiavista (dopo soli 63 giorni di Eon aveva già una fama che arrivava ben oltre Aeter), capì il talento di quei personaggi fu l’inizio di un brutto periodo. Ne assoldò moltissimi, pagandoli quanto bastava per averli totalmente al suo comando. Inizialmente i bruti si dedicarono alla riscossione delle tasse per suo conto, diventando ben presto anche la forza di polizia effettiva di tutto il sud di Aeter.
Fatti del genere non erano esclusivi della nostra regione. Avevo presto avuto notizia, grazie all’amico giramondo Arch, di situazioni simili in terre lontane, e in Ertae c’era stata (I-89) anche una rivolta della popolazione finita naturalmente nel sangue.
Il re sembrava non esistere. Era di certo il padrone della piccola regione al centro di Eon, Macerae, ma oltre il suo potere non arrivava. Dopo un anno di gioco l’organizzazione di un esercito e di una polizia ufficiale erano ancora un progetto in sospeso. Le leggi poco alla volta arrivavano, ma erano sempre i poteri locali a decidere come e se applicarle. Il malcontento montava soprattutto contro il re, ritenuto incapace e disinteressato quando non complice e sostenitore del regime dei Signori. Vari esponenti della popolazione avevano ottenuto udienza da lui, ottenendo solo sterili promesse.

Io e deathRR ce la passavamo male non più di altri, in fondo. I guadagni derivati dal nostro lavoro, causa Mervid, erano praticamente nulli, e la vita su Eon cominciava davvero a perdere senso.
Ci pensarono Arch e deathRR a ridarmi un motivo per vivere. Era il giorno II-32, ed Arch era in paese, davanti alla folla che ogni volta lo accoglieva, alla quale era solito raccontare dei suoi viaggi in Eon e degli avvenimenti delle altre regioni. Io e deathRR arrivammo a discorso già iniziato. Arch interruppe il racconto sulle corse dei cavalli a Gizerenes, e iniziò a raccontare quello che aveva veramente da dire: “Eon è un mondo giovane, miei fratelli. Ho sempre creduto che la libertà in Eon sarebbe venuta con la maturità. Ma comincio a temere che se qualcosa non viene fatto ora, il futuro potrebbe risultare per sempre compromesso”. Stette in silenzio qualche istante, mentre le guardie ai margini della cerchia di gente sguainavano le spade. Arch non era un agitatore, non era mai stato giudicato pericoloso, ma il suo “Parlare alla gente” era sempre strettamente controllato dalle armi, ormai ovunque lui andasse.
Era sempre stato ottimista. Mi diceva che Eon sarebbe cresciuta, che noi pagavamo con il dazio di essere i primi. A questo re incapace ne sarebbero succeduti altri (un re rimane in carica per un anno, poi il gioco provvede a sceglierne uno nuovo a caso) che avrebbero fatto tesoro delle esperienze passate e avrebbero portato libertà e giustizia in Eon. Per lui doveva essere così, continuava a paragonare la storia di Eon alla storia della Terra, degli uomini. Ma quel giorno sentendo quelle parole capii che le sue teorie non convincevano più nemmeno lui.
“Ora compirò un gesto che vi indicherà la via. Ricordatevi di me”. Tutto successe molto in fretta. Due guardie scattarono verso di lui. Lui equipaggiò una bomba e se la fece scoppiare in mano, morendo sul colpo, e uccidendo anche una delle guardie accorrenti. A quel punto i militari in zona si scagliarono sulla gente, credo senza alcun preciso motivo. DeathRR venne ucciso da tre soli fendenti di spada, perché era scappato nella direzione sbagliata. La direzione opposta a quella che presi io.

Arch aveva usato una bomba per uccidersi. Le bombe erano chiamate “Le armi del popolo” perché chiunque, anche senza esperienza di combattimento, le poteva utilizzare con grande successo. Le sfruttavano principalmente ladri ed assassini, ma molti, me compreso, ne tenevano una nello zaino. Del resto, non c’era niente d’illegale in ciò.
Quando arrivai alla capanna capii. Arch mi aveva lasciato una lettera. “Non possiamo più aspettare, amico fraterno. Il potere dei signori locali aumenta di giorno in giorno, guerre sono già iniziate ed il sangue versato in quantità più alta è sempre quello degli innocenti. Temo che se non fermiamo il meccanismo, anche il potere dei re potrebbe in futuro essere sottomesso a quello dell’ingiustizia e della violenza che i Signori rappresentano.”
Vedevo incoerenza nelle sue parole. Se credeva che Eon avrebbe col tempo sviluppato libertà e democrazia doveva tollerare tutti i passaggi del meccanismo. Comunque pensai che in fondo era solo un gioco. Tutte quelle maledette implicazioni politiche facevano parte del loro gioco, di quello che gli ideatori di Eon avevano volutamente creato, diffondendo casualmente benessere e miseria, privilegi e umiliazioni. Dovevo decidere se giocare o meno. Se seguire o meno quello che la seconda parte della lettera di Arch mi diceva di fare.

Così arrivai faccia a faccia con Reb177, il re. Era il giorno I-132. Feci tutto ciò che Arch mi aveva suggerito alla fine della sua missiva, e così, grazie alla complicità di una guardia, riuscii ad arrivare dal re con una bomba nello zaino. Il re era difeso da due bot che sarebbero intervenuti solo qualora fossi diventato una minaccia per l’incolumità del re. Il mio compito era facile. Estrarre la bomba e lanciarla al re. Poi sperare che la guardia complice riuscisse a farmi scappare. Poi sperare in re migliore.
“Yellow_fev, bel nick”, iniziò a sorpresa il re. “Non è la cosa che oggi conta”, risposi. “Oggi tu devi rispondere del tuo operato al popolo di Eon”. “Si” disse tranquillo “Amico mio, sono un fallimento, lo so. Ma l’ultima cosa che avrei voluto essere su Eon era il re. Mi dispiace, non mi interessa. Non mi interessano le leggi, il potere, neanche la gente”. Ero sempre più spiazzato. “Io sono una vittima di Eon, come te. Al posto di giocare devo passare ore ed ore a risolvere i problemi di gente che non conosco, cosa che non mi riesce bene, come sai. La gente mi odia, non posso camminare per un viale senza rischiare la vita. Mi dispiace,non sono stato all’altezza. Ma io volevo soltanto vivere”. Esitai. “E continuerò a farlo”, urlò scagliandomi contro i bot. A me bastarono due colpi per morire, e due minuti per essere dimenticato da Eon, io eroe fallito di un mondo che non tollera eroi.

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